Cosa fare se volessimo aprire un libro molto antico e, di conseguenza, estremamente fragile?
E se al posto del libro avessimo un papiro arrotolato?
L’ILIESI, Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee del CNR ha lavorato sui famosi Papiri di Ercolano, gli scritti risalenti al I° Secolo a.C. e rinvenuti dopo gli scavi avviati dal regime borbonico durante il XVIII° Secolo.
I papiri sono stati paradossalmente “salvati” dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ma si tratta, è evidente, di materiali fragilissimi: srotolarli sarebbe molto rischioso.
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1/4 Uno dei Papiri di Ercolano che è stato possibile srotolare – Villa dei Papiri (Ercolano) -
2/4 Papiro di Ercolano -
3/4 Papiro di Ercolano -
4/4 Dettaglio di uno dei Papiri di Ercolano – Foto: Ansa / E. Brun
Solo per alcuni si sono potute escogitare tecniche meccaniche più o meno sofisticate per svelarne il contenuto ma per gli altri – circa 1.800 – non era possibile ricorrere a un approccio fisico.
L’ILIESI, per leggere i papiri senza toccarli, ha sviluppato una metodica molto comune in ambito medico. I ricercatori hanno scansionato i documenti tramite una tomografia a contrasto di fase a Raggi X generata da un acceleratore che produce luce di sincrotrone… una specie di TAC!
Avanzando strato dopo strato, millimetro dopo millimetro, sono emerse nuove parti di quegli antichi e preziosi documenti.
Ma cosa c’era scritto?
Ce lo ha raccontato Antonio Lamarra, Direttore dell’ILIESI, con cui abbiamo parlato anche dei numerosi ambiti dei Beni Culturali in cui questo metodo di ricerca potrebbe essere utilizzato.
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