È stato scoperto un nuovo dinosauro italiano, laziale per la precisione. Il suo soprannome è Tito ed è stato presentato al Museo civico di Storia Naturale di Milano. I resti ossei, grazie ai quali è stato possibile ricostruire le sue sembianze, risalgono a 112 milioni di anni fa e appartengono a un sauropode: un dinosauro erbivoro quadrupede dal collo lungo, il primo in Italia e il più antico esemplare del gruppo Titanosauria la cui presenza è stata accertata in Europa meridionale.
L’eccezionale scoperta dei paleontologi, pubblicata sulla rivista Cretaceous Research, è il frutto di un lungo lavoro e di una storia curiosa.
Anni fa, Antonio Bangrazi stava costruendo un muretto con le pietre recuperate da una parete rocciosa vicino a Palestrina, un comune a pochi chilometri da Roma, quando si accorse che alcuni dei massi sembravano contenere delle ossa.
Nel 2012, l’amico (paleontologo per passione) Gustavo Pierangelini scattò delle fotografie e le inviò al paleontologo Cristiano Dal Sasso. Fu immediatamente evidente la presenza di ossa fossili e Dal Sasso diede il via alle ricerche per accertarne l’origine.
Tempo dopo, da uno dei reperti su cui stava lavorando Fabio Fogliazza, del Laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale, emerse una vertebra quasi intatta e appartenente a un dinosauro mai visto in Italia.
I reperti a disposizione dei ricercatori sono tre, due sono frammenti che appartengono al cinto pelvico mentre il terzo è la vertebra, lunga quasi 10 centimetri, grazie alla quale è stato possibile ricostruire l’identità del dinosauro.
L’intervista a Gustavo Pierangelini e al paleontologo Cristiano Dal Sasso:
Tito era lungo quasi sei metri, pesava 600 chili ed era un esemplare sub- adulto. Morì su una spiaggia del litorale marino lungo il Mare di Tetide, antenato del Mar Mediterraneo.
Per studiare più a fondo la vertebra di Tito, i paleontologi l’hanno affidata al team dell’ingegnere Gabriele Guidi del Politecnico di Milano che, grazie alla fotogrammetria, ha ottenuto un file 3D che le stampanti del FabLab di Massimo Temporelli e Bernardo Gamucci hanno usato per creare copie identiche dell’osso.
Il team di ricerca ha commissionato alle Geo-Model, una ditta specializzata nella realizzazione di modelli di dinosauri di alta qualità scientifica, la ricostruzione “in carne e ossa” del primo sauropode italiano che è possibile vedere al Museo civico di Storia Naturale o nella nostra gallery qui sotto!
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1/11 Rocca di Cave (Roma): Antonio Bangrazi osserva il muretto costruito anni fa in giardino con le rocce che contenevano “strane ossa”, ora riconosciute come appartenenti al primo dinosauro sauropode italiano. (Foto di Cristiano Dal Sasso, Museo di Storia Naturale di Milano) -
2/11 Il blocco di roccia calcarea da cui emergeva solo la parte inferiore della vertebra di “Tito”, in una foto realizzata prima dell’estrazione dell’osso. La scala metrica misura 10 centimetri. (Foto di Cristiano Dal Sasso, Museo di Storia Naturale di Milano) -
3/11 Nel laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano, Fabio Fogliazza rimuove con un microscalpello pneumatico la roccia in cui, per 112 milioni di anni, è stata intrappolata la vertebra di “Tito”. (Foto di Cristiano Dal Sasso, Museo di Storia Naturale di Milano) -
4/11 Le tre ossa ritrovate, posizionate su una silhouette di titanosauro, indicano un animale della lunghezza di circa 6 metri. “Tito” probabilmente stava ancora crescendo. Dopo la morte la sua carcassa fu probabilmente smembrata dal moto ondoso ma alcune ossa furono ricoperte dalla sabbia e iniziarono a fossilizzare. (Disegno di Marco Auditore) -
5/11 Il paleontologo Cristiano Dal Sasso con la vertebra di “Tito” completamente estratta dalla roccia. Appartiene alla parte anteriore della coda e mostra una bizzarra orientazione delle articolazioni secondarie (chiamate zigapofisi). Il ponte osseo (detto arco neurale) saldato sul corpo vertebrale è “spostato” in avanti: una caratteristica tipica dei titanosauri. (Foto Museo di Storia Naturale di Milano e Vanni Bindellini) -
6/11 L’Italia al tempo di “Tito”, in una ricostruzione paleogeografica semplificata. Il pallino bianco indica la posizione dei Monti Prenestini. Le somiglianze anatomiche con alcuni Titanosauri africani suggeriscono che gli antenati di “Tito” siano riusciti ad attraversare il Mare di Tetide su un “ponte filtrante” (tratteggio rosso) formato da una catena di isole che emergevano sporadicamente. (Disegno di Franco Nodo) -
7/11 Ricostruzione ipotetica di “Tito” in grandezza naturale. (Modello e foto Geo-Model di Mauro Scaggiante, Quarto d’Altino, Venezia). -
8/11 Ricostruzione ipotetica di “Tito” e del suo ambiente di vita, basata sulla analisi sedimentologica delle rocce che inglobavano le ossa, sui microfossili marini ritrovati nelle medesime rocce, e sui vegetali fossili provenienti da giacimenti appenninici limitrofi. (Illustrazione di Davide Bonadonna) -
9/11 Tito in posa pochi minuti dopo la sua presentazione al Museo civico di Storia Naturale di Milano -
10/11 La ricostruzione delle sembianze di Tito ad opera della Geo-Model -
11/11 La redazione di Moebius con Tito
Da sempre in prima linea nella ricerca paleontologica, il Museo ha studiato i primi dinosauri scoperti in Italia e ha realizzato, in collaborazione con National Geographic Society, la mostra “Spinosaurus: Il gigante perduto del Cretaceo”. Con Tito, i resti scheletrici di dinosauri sul territorio nazionale salgono a cinque.
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