“Ciao cara, farò tardi. Faccio un salto ad Auschwitz!“. Trovate le lettere ai familiari di Heinrich Himmler, il capo delle SS.
Settecento lettere, bigliettini, cartoline nel caveau di una banca a Tel Aviv. Sono gli scritti di Heinrich Himmler alla sua famiglia. Frasi affettuose, auguri, racconti di viaggio e di lavoro che fanno trasparire una agghiacciante normalità. In che misura bisogna andare oltre a quella che è la dimensione storica del nazismo e capire come possa esserci questo incredibile accostamento di capacità di agire in modo psicopatico e, al contempo, di provare sentimenti di tenerezza, affetto e legame profondo? Il nazismo è un fenomeno unico. Non unici sono i casi di efferata crudeltà che possono più o meno essere organizzati da un punto di vista sociale e politico.
Ne parliamo con Vittorio Lingiardi, psichiatra e docente di valutazione clinica e diagnosi alla facoltà di Medicina e Psicologia all’Università di Roma La Sapienza.
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